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martedì 9 ottobre 2018

Il pianeta è in pericolo


Bisogna intraprendere soluzioni "rapide" e "senza precedenti" per limitare il surriscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi, altrimenti si aggraveranno i rischi di siccità, inondazioni, calore estremo e povertà per centinaia di milioni di persone sul pianeta. A lanciare l'allarme sono gli esperti del clima delle Nazioni Unite (Giec), riuniti in Corea del Sud, riuniti nell'Ipcc, l'Intergovernmental Panel on Climate Change.
Nella quattrocento pagine di Rapporto si parla di ondate di calore, estinzioni di specie o destabilizzazione delle calotte polari, fonte di aumento a lungo termine degli oceani.
"Ogni piccolo aumento del riscaldamento aumenta il rischio di cambiamenti profondi e irreversibili, come la perdita di alcuni ecosistemi", afferma Hans-Otto Pörtner, co-presidente di questa sessione. Se il mercurio continua a salire al ritmo attuale, sotto l'effetto delle emissioni di gas serra, dovrebbe raggiungere +1,5 gradi tra il 2030 e il 2052.
Secondo il Rapporto, "per avere almeno una possibilità di 50/50 di rimanere sotto il limite di 1,5 gradi senza superarlo, il mondo deve, entro il 2050, diventare "neutrale rispetto al carbonio".
"Ciò significa che ogni tonnellata di CO2 che immettiamo nell'atmosfera dovrà essere bilanciata da una tonnellata di CO2 estratta", spiega l'autore coordinatore principale Myles Allen, capo del Programma di ricerca sul clima dell'Università di Oxford. Limitare il riscaldamento globale a 1.5 gradi comporta un pesante prezzo (circa 2.4 trilioni di euro) di investimenti nel sistema energetico globale ogni anno tra il 2016 e il 2035, o circa il 2,5% del Pil mondiale.
Sono quattro le strade indicate dagli esperti: il primo percorso prevede di puntare sul risparmio energetico e la riforestazione. Il secondo punta su una elevata sostenibilità di tutti i settori produttivi, con un limitato uso dello stoccaggio di carbonio (che ad oggi è fattibile tecnicamente, ma non ancora sostenibile economicamente). Il terzo scenario vede i settori dell'energia e industriale simili a oggi, ma con una maggiore attenzione alla sostenibilità e un ricorso significativo al "carbon storage". Il quarto percorso prevede uno sviluppo basato sulle fonti fossili, con forti emissioni riassorbite dallo stoccaggio di carbonio.
Gli impegni presi dagli Stati nel 2015 al momento della firma dell'Accordo di Parigi sul clima "non limiterebbero il riscaldamento globale a 1,5 gradi, anche se fossero integrati da aumenti molto impegnativi di riduzioni di emissioni dopo il 2030. Eliminare gli sforamenti e fare affidamento su un futuro dispiegamento su larga scala di tecnologie per la rimozione del carbonio può essere ottenuto solo se le emissioni globali di CO2 cominceranno a calare ben prima del 2030", scrivono ancora i ricercatori dell'IPCC.
Questa è una previsione molto modesta rispetto a quello che dovrà avvenire se non si prenderanno molto urgentemente provvedimenti. E' molto più probabile che il disastro ambientale sia già visibile entro il 2022-2023.

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