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giovedì 16 novembre 2017

La scoperta dell'Omeopatia


Hahnemann - Precedente articolo

Nel 1792 si recò a Georgenthal per gestire un ospedale per la cura di alcuni malati mentali ed anche in questo tipo di attività medica emerse propotentemente la sua natura illuminata e compassionevole, precorrendo il principio del trattamento psicologico e quello di non-violenza. Il vantaggio della abitazione confortevole che il lavoro gli offriva era però offuscato dal pericolo fisico che costituiva per i figli la vicinanza dei malati. Georgenthal fu lasciato alla volta di Molschleben, un piccolo villaggio nei pressi di Gotha, dove Hahnemann proseguì nella stesura della seconda parte dell’Amico della salute e scrisse la prima parte del Dizionario farmaceutico, in cui vengono descritti apparecchi inventati dall’autore e dettate norme sulla vendita dei veleni che diventarono leggi in seguito. A quel tempo Hahnemann curava i figli seguendo le sue intuizioni e annotando minuziosamente tutte le sue osservazioni. Dal 1794 nel giro di un anno la famiglia Hahnemann si trasferì per ben tre volte e finalmente si fermò a Konigslutter, vicino a Brunswick, fino al 1799. In questa località completò l’Amico della salute ed il Dizionario farmaceutico, tradusse in modo arguto il Manuale per le madri di Rousseau (il cui titolo originale è Sull’educazione dei fanciulli), dall’inglese il Nuovo Ricettario di Edimburgo (per il quale fu elogiato dai chimici tedeschi) e la Medicina veterinario di Taplin. Nel 1796 sul giornale del dott. Hufeland pubblicò un trattato che segnò, si può dire, la nascita ufficiale dell’Omeopatia. L’articolo intitolato “saggio su un nuovo principio di individuazione dei poteri curativi dei farmaci”, contiene un riesame del potere curativo dei farmaci del suo tempo ed individua nella sperimentazione su persone umane (e non animali) sane l’unica metodologia di sperimentazione valida. In essa è enunciata per la prima volta le legge dei simili ed è utilizzato il termine Omeopatia.
Da quella prima pubblicazione..
fino al 1808 Hahnemann fu abituale collaboratore del giornale di Hufeland e vi pubblicò molti articoli sulla sua metodologia terapeutica. Intorno al 1801 iniziò il vero e proprio esercizio dell’Omeopatia ma , sebbene avesse ripreso la pratica medica, poté abbandonare il lavoro di traduttore solo progressivamente, quando le condizioni economiche della famiglia gli permisero di dedicarsi completamente alla sua originale sperimentazione e pratica della medicina.

Gli ulteriori trasferimenti a cui tutta la famiglia fu sottoposta a quel tempo erano dovuti piuttosto alle ostilità che Hahnemann incontrava presso colleghi e farmacisti nel sostenere le proprie convinzioni, che non dalle difficoltà degli anni prima. Infatti, oltre a criticare giustamente le imprecisioni e la pericolosità dei trattamenti e delle prescrizioni dei colleghi, Hahnemann osteggiava il monopolio dei farmacisti, sostenendo la propria necessità di preparare in proprio i rimedi. Hahnemann lavorava sempre in modo estenuante e nel 1805 pubblicò due opere importanti: Esculapio sulla bilancia, in cui espresse il suo disappunto nei confronti della medicina ufficiale, sia per quanto concerne l’operato del medico, che quello del farmacista; ed un libro in latino “Fragmenta de viribus medicamentorum positivis sive in sano corpore humano observatis”, che nella prima parte contiene un elenco di sintomi e nella seconda il primo repertorio dell’Omeopatia.

Quest’ultimo testo è in assoluto la prima raccolta di sperimentazione eseguita su persone sane. Dopo altri cinque trasferimenti, dal 1805 al 1811 la famiglia Hahnemann visse a Torgau e fu durante questa permanenza che prese corpo quella che si può considerare la “Bibbia dell’Omeopatia”, cioè l’Organon della medicina razionale, pubblicato nel 1810 a Dresda dall’editore Arnold grazie alla generosità di un paziente di Hahnemann. Con la “Materia Medica di Von Haller (in latino) nel 1806 chiude la sua fecondissima attività di traduttore.

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