LA VECCHIAIA, IL SECONDO MATRIMONIO, GLI ANNI DI PARIGI
Nell’ottobre del 1834, spinta dall’entusiasmo per quanto aveva letto di
Omeopatia, vestita da uomo per meglio affrontare i pericoli del viaggio, si recò
dal grande vecchio Melanie d’Hervilly. Melania, una giovane donna poco più
trentenne, di nobile origine e cresciuta in modo estremamente autosufficiente
nel mondo degli artisti di Parigi, era affetta da un paio di anni da una
malattia che le impediva pressoché qualsiasi attività e vedeva nell’Omeopatia l’unica
possibile soluzione. L’incontro con Hahnemann fu per lei a dir poco decisivo.
Egli la prese in cura e facendola guarire, oltre alla sua gratitudine conquistò
il suo cuore. Nei mesi che seguirono Melanie e Samuel si scrissero in modo
assiduo e videro l’accrescersi; dei loro sentimenti, non passò molto prima che
egli le dichiarasse: ti amo per l’eternità più di quanto abbia amato alcuna
nella mia vita.
Dopo tre mesi e dieci giorni dal loro incontro Samuel e Melanie..
si sposarono in segreto e di lì a poco si trasferirono a Parigi. Ottenne il permesso ufficiale di esercitare la professione a Parigi e da subito la giovane moglie lo affiancò: inizialmente come aiutante, poi come collaboratrice. Il calore e la gioia che nella vecchiaia arrivarono ad Hahnemann col secondo matrimonio furono tali da fargli vivere una vita di attività quasi frenetica.
si sposarono in segreto e di lì a poco si trasferirono a Parigi. Ottenne il permesso ufficiale di esercitare la professione a Parigi e da subito la giovane moglie lo affiancò: inizialmente come aiutante, poi come collaboratrice. Il calore e la gioia che nella vecchiaia arrivarono ad Hahnemann col secondo matrimonio furono tali da fargli vivere una vita di attività quasi frenetica.
Rapidamente il loro ambulatorio fu meta di tutti gli ammalati cronici di
Parigi e dell’Europa intera e dopo appena un anno la coppia si trasferì in una
casa più spaziosa. La moglie progrediva rapidamente nell’esercitare l’Omeopatia
e già nel 1836 Hahnemann scrisse: …ella guarisce le malattie più gravi,
meravigliando il mondo e talvolta persino me… Gli anni di pratica parigina
dettero a Samuel Hahnemann il successo ed il buonumore originario del suo
temperamento.
Poco dopo il compimento degli 88 anni, come era solito in primavera,
Hahnemann si ammalò di catarro bronchiale e capì che questa sarebbe stata la
sua ultima malattia, il suo organismo ormai non reagiva più ai rimedi. Assistito
dal suo discepolo prediletto, il dott. Chatron, dopo dieci settimane di
malattia, il 2 luglio del 1843 Hahnemann morì. Lucido fino all’ultimo, alla
moglie disperata nel vederlo soffrire che diceva che la Provvidenza avrebbe
dovuto risparmiargli ogni sofferenza, rispose: perché proprio io? Ogni uomo
opera sulla terra secondo la forza che Dio gli concede e trova una ricompensa
maggiore o minore davanti alla giustizia degli uomini, ma non rivendica nulla
davanti alla giustizia divina. Dio non mi deve nulla, anzi sono io che devo
molto a Lui, sì gli devo tutto. Queste parole memorabili furono pronunciate
nella sincerità del letto di morte.
La Sua grandezza scientifica sia gloria nel regno dei cieli.
FINE
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