Sapeva interpretare la malattia con l’intelligenza di chi conosceva i meccanismi che regolano la vita.
Non un tecnico dei sintomi, ma un umanista della vera scienza medica.
Era un uomo che sacrificava se stesso per il bene dei propri assistiti.
Un uomo devoto della propria professione che svolgeva con profondo rispetto convinto che più che una professione era una missione.
Regnava rispetto reciproco fra ammalato e medico, lui era per tutti un maestro di vita.
Rimpiango quel tempo perché..
fare medicina era veramente bello, si sentiva il sincero affetto che gli assistiti manifestavano, una gratitudine che ti faceva sentire veramente utile.
Nessun medico si sarebbe sognato di apostrofare con parole offensive un ammalato; il medico era convinto che mediante la reciproca collaborazione si potevano battere le malattie anche le più gravi nonostante i pochi mezzi a disposizione.
Oggi tanti mezzi ma poca umanità per questo le malattie non guariscono mai.
Oggi le malattie non guariscono, cronicizzano, proprio questo ha portato la medicina ad essere pericolosa quasi come la malattia.
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